Multiple Chemical Sensitivity e dieta coerente con il trattamento
La Multiple Chemical Sensitivity o MCS può essere contenuta con una dieta commisurata alla circadianità del cortisoloe ricca di cibo a PRAL negativo. La Multiple Chemical Sensitivity è una condizione del paziente caratterizzata da una ridotta tolleranza verso sostanze chimica, presenti nell’ambiente nei farmaci e negli alimenti. La Multiple Chemical Sensitivity è oggetto di dubbi e controverse e non pochi medici rifiutano di riconoscerla come patologia. Anche riguardo all’eziologia della Multiple Chemical Sensitivity è acceso un dibattito nel quale sono discusse cause. Sono considerati possbili cause per la malattia: pregresse infezioni virali, esposizione ambientale a tossici, alimentazione addizionata da chimica, esagerata assunzione di farmaci e stress. La diagnosi è applicata a persone che presentano sintomi allergici non altrimenti spiegabili. Alcuni ricercatori ipotizzano che il corpo umano possa venire nel tempo saturato dalla continua esposizione a piccole dosi di prodotti chimici, fino a quando la sua tolleranza a essi sarebbe annullata, creando una condizione in cui anche un ulteriore anche minimo contatto con prodotti chimici sia in grado di scatenare reazioni non più proporzionali alle dosi di tale contatto.
I pazienti cui è stata diagnosticata una Multiple Chemical Sensitivity soffrono di disturbi veramente variabili e non necessariamente specifici. Associati si osservano in modo non regolare: difficoltà respiratorie, dolori toracici, asma, dermatiti da contatto, orticaria, emicrania, campi emozionali perturbati, nausea, indigestione, bruciore di stomaco, vomito, diarrea, dolore ai muscoli, dolore alle articolazioni, astenia e vertigini. Tali sintomi pongono la sindrome da Multiple Chemical Sensitivity in una relazione con la fibromialgia e con la sindrome da fatica cronica. Un’ipotesi da verificare porrebbe tutte e tre le patologie indicate in relazione ad un’unica situazione patologica del paziente che si esprime nel singolo caso con prevalenze sintomatologiche soggettive. La medicina convenzionale si avvale nel trattamento della Multiple Chemical Sensitivity di farmaci sintomatici. I protocolli di trattamento farmacologico sono però oggetto di controversie ancora maggiori di quelle inerenti alla patologia. Trattare la Multiple Chemical Sensitivity con farmaci chimici appare infatti a dir poco incoerente. Non di meno alcuni medici prescrivono i farmaci antidepressivi. In alcuni casi di Multiple Chemical Sensitivity questa strategia terapeutica ha prodotto un giovamento, ma una validità generale di questi trattamenti è ancora da stabilire.
Per molti disturbi connessi alla Multiple Chemical Sensitivity, si può ricorrere al trattamento con dieta proprio per alleviare un disagio senza ricorrere alla somministrazione di farmaci. Premessa per l’inserimento dei pazienti con Multiple Chemical Sensitivity in protocolli di dieta è ovviamente la capacità di eseguire le sequenze nutrizionali elaborate per il singolo caso. Certamente mangiare con attenzione favorisce il decorso di ogni patologia. Nella Multiple Chemical Sensitivity però alcuni parametri misurati dal metodo possiedono una relazione significativa con la patologia. La perdita di massa muscolare e l’equilibrio acido-base possono infatti contribuire all’insorgenza della Multiple Chemical Sensitivity. Sopratutto un bilanciamento iperacido contribuisce alla perdita di massa muscolare e a reazioni somatiche e dei campi emozionali talvolta complesse.
L’attivazione persistente dell’asse HPA, la perdita di massa muscolare, la presenza di tossine intrappolate nel tessuto connettivo e l’acidificazione metabolica sono alla base dell’insorgenza dei MUS ovvero Medically Unexplained Symptoms, tra quali rientra sia l’esagerata reazione fisica e emotiva verso “insulti” ambientali. La modulazione del ritmo del cortisolo endogeno e dei feed back connessi all’insulina è ottenuta tramite una sequenza nutrizionale elaborata strumentalmente, migliora concause possibili Multiple Chemical Sensitivity. Secondo la dieta la corretta circadianità nell’introduzione di pasti composti, attua una regolazione complessa sull’asse HPA. Questa favorevole regolazione induce un’attenuazione nella perdita di massa muscolare e un miglioramento delle risposte neurovegetative connesse. Gli esami necessari nella dieta per la valutazione delle sequenze nutrizionali sono bioimpedenziometrici e pertanto ben tollerare da tutti i pazienti.
La dieta coerente con il trattamento non è applicata solo al fine di ottimizzare il peso forma, ma sopratutto per contenere la risposta infiammatoria e la acidificazione associata a molte patologie. Si tratta di una metodica complessa che considera la scelta del cibo e dello stile di vita parte integrante di una terapia. Una dieta coerente con il trattamento si associa efficacemente a terapia farmacologica consentendo di ridurne il dosaggio, motivo evidente per il quale è spesso banalizzata e trascurata nelle prescrizioni. Il trattamento tramite dieta è integrativo e non sostitutivo di altri strumenti di terapia. Si consiglia di rivolgersi a un medico, verificando l’iscrizione dell’operatore presso Ordine dei Medici, assicurandosi che operi le scelte in terapia tramite l’ analisi della composizione corporea. Il trattamento in dieta del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma al contrario stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello